Le marce contro il clima e la necessità di una rivoluzione eco socialista

In una lettera pubblicata sulla Gazzetta Bassoli (consigliere di Sel) riprende la manifestazione del climate march che si è svolta anche nella nostra città sintetizzando una posizione largamente diffusa da alcune associazioni ambientaliste ad altre ambigue come Avaaz che coopera direttamente con le segreterie di Ban-Ki-Moon.  Il ragionamento più o meno è il seguente: milioni di persone hanno manifestato la propria preoccupazione (Papa incluso) per l’innalzamento climatico globale nell’auspicio le preoccupazioni collettive sui disastri ambientali riescano a infondere un’etica ai responsabili di  multinazionali e governi nel Cop21. Un copione difficilmente digeribile anche per un cinepanettone. Vediamo perché

Duecento anni di produttivismo hanno portato il sistema climatico al collasso. Le condizioni ambientali disastrose hanno portato alla scomparsa di  interi ecosistemi, catastrofi ambientali che milioni di persone, specialmente i più poveri,  pagano con la propria vita. La responsabilità delle emissioni incontrollate è per l’80% dei paesi sviluppati e in via di sviluppo, mentre a pagarne quasi sempre le spese sono i Paesi del Sud del Mondo.  Secondo le dottrine liberiste la sola economia di mercato, sarebbe in grado di risolvere la stabilizzazione del clima con il diritto allo sviluppo all’espansione produttiva. Per questo ancora oggi assistiamo alle convention sul clima dell’Onu su cui i media enfatizzano speranze e buoni propositi.  Occorre però dare una spiegazione del motivo per cui i propositi vengono costantemente disattesi da Kyoto a Copenaghen a Cancun e avranno i medesimi esiti a Parigi. Il riscaldamento globale è un dato di fatto e nella migliore delle ipotesi è solo possibile mitigarne al massimo gli effetti e costruire percorsi di adattamento e transizione. Una frase così moderata e condivisibile però presuppone draconiane misure di riduzione delle emissioni e l’utilizzo di tutta la tecnologia disponibile per sostituire un energia fossile con una rinnovabile, a prescindere dai costi.  Le necessità di crescita produttiva e di miglioramento del rapporto costi/efficienza non sono in nessun modo compatibili con un impegno a una riduzione dell’abbassamento delle emissioni. L’energia pulita senza emissioni ha un costo enormemente superiore a quella fossile estratta. Ha un valore sociale crea benefici collettivi, ma un costo di infrastrutture sicuramente più alto. Le lobby delle energie fossili e i settori che da esse dipendono si rifiutano di pagare il conto e perseguono il solo scopo  proteggere i propri sovraprofitti , hanno determinanti partecipazioni ai governi e agli organismi internazionali di monitoraggio (il Cop21 appunto) e  non hanno alcun interesse economico a sostituire le energie pulite e rinnovabili con quelle fossili. Al massimo possono ritenere redditizia l’introduzione di una nuova fascia di mercato per l’utenza che ne ha le possibilità e cerca di contribuire come singolo consumatore optando per una scelta ecosostenibile, ma la risibile energia pulita andrebbe a sommarsi a quella estratta, non a sostituirla.  Quindi occorre chiarire che per  salvare il mondo dalle catastrofi ambientali occorre rivoluzionare il sistema economico e rivoluzionare quello energetico. Questi principi configgono violentemente, senza alcuna mediazione possibile, con le necessità di aumentare rendite e profitti delle multinazionali, che avranno i loro maggiori ricavi intensificando lo sfruttamento intensivo del suolo, l’inquinamento delle acque, il decentramento delle attività produttive dove non esistono controlli (petrolchimici in primis), lo sfruttamento della forza lavoro e ovviamente le emissioni di CO2.  Eppure il potenziale tecnico delle energie rinnovabili consentirebbe di coprire per oltre dieci volte i bisogni dell’umanità. Non si tratta quindi di una impasse fisica, ma sociale. La sostanza di fondo del problema, è politica. In ultima istanza scelta che abbiamo di fronte è drammaticamente semplice:
O si ridimensiona radicalmente la sfera della produzione capitalistica per garantire la transizione verso un altro sistema produttivo ed è allora possibile limitare al massimo i danni del riscaldamento pur garantendo a tutte e a tutti uno sviluppo umano di qualità, basato esclusivamente sulle energie rinnovabili
O si resta nella logica capitalista di un’accumulazione sempre più frenetica, e allora il disordine climatico che ne deriva riduce drasticamente il diritto di esistere per milioni di persone e le generazioni future saranno condannate a fare le spese della rincorsa di energie pericolose: nucleare,Ogm, agro-carburanti e stoccaggio geologico della CO2
Soluzioni intermedie non esistono, o sono solo speculazioni illusorie di chi vuole rabbonire un’opinione pubblica inferocita per i disastri a cui assiste e subisce, che deve tutelare i propri profitti

Come, Cosa,Dove e per chi produrre. La transizione energetica non è solo necessaria ma dovrà anche essere radicale. Noi optiamo per un modello energetico che richiami una società democratica e una gestione partecipativa e socialmente controllata, in cui i beni comuni siano condivisi collettivamente e non sottoposti alle leggi di valorizzazione del capitale. Per questo cogliamo lo spirito positivo con cui le climate march sono state convocate ma poniamo la necessità di dover intraprendere rivendicazioni altre dal tirare la giacchetta dei potenti per incrementare i propri guadagni avvelenano e uccidono il pianeta.  Sarebbe necessario che tutti ci riappropriassimo della politica e della necessità di determinare le esigenze di vita nostre che non sono quelle delle aziende e delle banche italiane. Peccato che il movimento ambientalista che ha manifestato esattamente tali principi abbia subito la repressione della polizia e la criminalizzazione del governo Hollande.
Per questo solidarizziamo con gli arrestati a Parigi e la repressione della Gendarmerie francese e  oltre a voler confrontarci su un analisi teorica e scientifica siamo impegnati nella costruzione di alternative dal basso.

Vieni a confrontarti con noi:
#martedì8dicembre per il corteo in difesa a Mondeggi-fattoria senza padroni (partenza h11 a La Boje!)
#domenica13dicembre durante la visione di cowspirancy – doc sull’industria della carne e la sovranità alimentare
# verso la fine di dicembre verso il lancio della rete di autoproduzioni di Genuino Clandestino