25.11.16 – LA CELEBRAZIONE DELLA GRANDE FINANZA CHE PRODUCE POVERTÁ

-> volantinaggio contro il convegno dei “gotha” della finanza

Mentre il mondo è in preda alla più lunga crisi economico-finanziaria della contemporaneità, assuefatta da quasi un decennio alle politiche di austerità e al dramma della guerra totale, il 24 e il 25 Novembre Mantova ospiterà il “gotha” della finanza. Nella vetrina e nel salotto borghese della “capitale della cultura” sfileranno, dunque, pezzi grossi del potere economico internazionale, impegnati a ribadire a se stessi che il loro modello è non solo valido, ma anche salvifico. Forse è naturale che l’anno della “grande abbuffata” vada a concludersi in questo modo, in una città segnata da istituti come la fondazione Marcegaglia che agiscono prepotentemente nella società instillando la religione del neo-liberismo.

Il prof. Lai, il menestrello dell’iniziativa, sostiene che ” Siamo abituati ad avere una percezione negativa delle banche, ma bisogna ricordare che senza di loro non ci sarebbero stati sviluppo e impresa». E senza il salvataggio operato con il denaro pubblico non ci sarebbero più molte banche e gruppi di interesse privato, potremmo ribattere. Dietro la retorica dello sviluppo si sono celate le grandi speculazioni edilizie dal Tav all’Expo, le privatizzazioni dei beni comuni, dei servizi sociali, dei trasporti pubblici e dei servizi sanitari. Il baratro di povertà aggravato dai licenziamenti di massa in cui stanno precipitando milioni di persone sono stati finanziati dalle persone che oggi si riuniscono per auto legittimare il proprio ruolo finanziario, a tutela dei maxi-profitti dei capitalisti nostrani e per giustificare gli stipendi milionari dei direttori degli istituti di credito, persino di quelli falliti.
Lo scodinzolante establishment politico continua a drenare risorse pubbliche, con la svendita del salvadanaio pubblico Cassa Depositi e Prestiti, e tace sulla altro progressiva privatizzazione del sistema bancario e postale (sostenuto sempre più dalla vendita di prodotti finanziarie) incolpando della crisi i ceti più deboli, come i lavoratori ed i migranti.

Al capitalismo fondato sulle odiose ingiustizie, l’indifferenza verso le disuguaglianze, salvo poi all’occorrenza piangere miseria attingendo dalle casse pubbliche ,noi contrapponiamo un modello di economia e società basato sulla uguaglianza dei diritti e sulla suddivisione della ricchezza prodotta. La solidarietà tra i popoli e le comunità e la giustizia sociale necessitano di strumenti di credito pubblici, accessibili a tutti e partecipativi.

La Boje!