Sono accusati di coinvolgimento in un complotto per uccidere il governatore dell’Helmand. Emergency: ” Accusa ridicola”
Tre operatori italiani dell’ospedale di Emergency a Lashkargah, nella provincia meridionale di Helmand, sono stati fermati dalle forze di sicurezza afgane e dalle truppe britanniche Isaf (entrate armate nell’ospedale) con l’accusa di coinvolgimento in un complotto per organizzare attentati suicidi e per assassinare il governatore locale, Gulab Mangal.
I tre italiani sono Marco Garatti, coordinatore medico del progetto di Emergency in Afghanistan, Matteo Dell’Aira, infermiere capo dell’ospedale di Lashkargah, e Matteo Pagani, logista dello stesso ospedale.
Assieme a loro sono stati fermati altri sei dipendenti afgani dell’ospedale.
Secondo Daud Ahmadi, portavoce del governatore di Helmand, le forze di sicurezza che hanno fatto irruzione nell’ospedale di Emergency hanno trovato nel magazzino dell’ospedale giubbotti esplosivi, granate e armi da fuoco.
Non si sa dove i nove fermati siano detenuti. La sede milanese dell’ong non e’ ancora riuscita a parlare con loro.
La reazione di Emergency. “Quando abbiamo provato a chiamare il telefono di uno dei nostri operatori – ha dichiarato Maso Notarianni, responsabile comunicazione di Emergency – ha risposto un uomo che si e’ qualificato come appartenente alle ‘forze britanniche Isaf’, ci ha assicurato che gli italiani erano con lui e stavano bene, ma non ce li ha passati”.
“L’accusa di un qualsiasi complotto o del favoreggiamento di qualsiasi azione violenta è assolutamente ridicola”, ha detto Notarianni. “Chiunque, qualsiasi afghano medio, ridirebbe del fatto che qualunque membro dello staff di Emergency possa complottare alcunché. Dal ministro Frattini ci aspettiamo che faccia immediatamente rilasciare i nostri medici e che esiga che la situazione torni alla normalità. L’ospedale di Lashkargah opera in una situazione difficile nella provincia di Helmand è in corso da settimane un’operazione militare che ha colpito molti civili, che spesso non potevano ricevere alcun soccorso”.
La Farnesina, dal canto suo, “ribadisce la linea di assoluto rigore del governo italiano contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo in Afghanistan, così come altrove” e che “i medici italiani in stato di fermo lavoravano in una struttura umanitaria non riconducibile ne’ direttamente ne’ indirettamente alle attività finanziate dalla cooperazione italiana”.
La parole di Gino Strada. Per Gino Strada, fondatore di Emergency, “Le accuse mi sembrano delle assurdità talmente grosse da non prenderle in considerazione. Mi auguro che nessuna anima bella le prenda in considerazione: e’ come se in Italia si facesse circolare la voce che Don Ciotti sta complottando per uccidere il papa, e mi scuso con il mio amico per questo esempio. È vero – continua Strada – che il progetto che Emergency sta portando avanti in Afghanistan non è finanziato dalla cooperazione, ma ha ricevuto la ‘conformità’ del ministero degli Esteri, termine tecnico per dire che la Farnesina riconosce quel progetto e lo avalla, quindi non è vero che si possono tirare fuori”. Sulle armi rinvenute nell’ospedale, Strada ha detto: “Non posso escluderlo, come non posso escludere che qualcuno possa entrare con una pistola in qualunque ospedale italiano”.
“Emergency in Afghanistan, e soprattutto in quella regione, è un testimone scomodo di quanto fanno le forze di occupazione e una specie di governo ai danni della popolazione”, continua Strada. “Siamo scomodi perché’ abbiamo denunciato che veniva addirittura impedito di assistere i civili feriti nella recente campagna di attacchi dove bambini e donne sono stati colpiti duramente. Sono in molti in questa zona a partecipare all’occupazione militare, fra cui gli italiani”.
Enrico Piovesana
da peacereporter.it
COMUNICATO DI EMERGENCY
Milano, 10 aprile.
Oggi pomeriggio uomini della polizia e dei servizi segreti afgani hanno fatto irruzione nel Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah, nella provincia meridionale di Helmand. Tre dei nostri operatori, cittadini italiani, sono stati prelevati attorno alle 16.30, ora afgana.
Non siamo finora riusciti ad avere un contatto telefonico con loro. Nell’unico contatto avuto con uno dei cellulari in uso ai nostri operatori ha risposto una persona che si è qualificata come ufficiale delle forze armate britanniche e che ha detto che gli italiani stavano bene ma che – al momento – non si poteva parlare con loro.
Altri cinque dei nostri operatori, tra cui quattro italiani e un indiano, sono al momento nell’abitazione dello staff internazionale e sono in costante contatto telefonico con il nostro staff a Milano.
Né le autorità afgane né rappresentanti della coalizione internazionale si sono messe in contatto con noi per spiegarci le ragioni di questo prelevamento.
Abbiamo appreso da un lancio di agenzia dell’Associated Press che alcune persone, tra cui cittadini afgani e “due medici italiani”, sarebbero state arrestate con l’accusa di avere complottato per uccidere il governatore della provincia di Helmand.
L’accusa ci sembra francamente ridicola e siamo assolutamente certi che la verità verrà presto accertata.
Fermo restante la libertà del governo afgano, delle forze di polizia afgane e dei servizi di sicurezza di svolgere tutte le indagini del caso, chiediamo l’assoluto rispetto dei diritti dei nostri operatori, locali e internazionali. Si tratta di persone che da anni lavorano, per assicurare cure alla popolazione afgana. Chiediamo pertanto di rispettare i loro diritti, per primo il diritto di comunicare con noi e farci sapere dove si trovano e come stanno.
Emergency è presente in Afganistan dal 1999 con tre centri chirurgici, un centro di maternità, una rete di 28 centri sanitari.
A Lashkar-gah, Emergency è presente dal 2004 con un centro chirurgico per vittime di guerra, che in questi anni ha curato oltre 66mila persone.