L’ALTO IMPATTO DEL TURBOGAS

Ad affermarlo uno studio dell’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) di Bologna pubblicato sul numero di novembre della rivista La chimica e l’industria, organo ufficiale “Una centrale a ciclo combinato a gas naturale (turbogas) da 800 Megawatt (Mw) – ha spiegato Nicola Armaroli, autore della ricerca – brucia un miliardo di metri cubi di gas all’anno e produce parecchie centinaia di tonnellate di polveri fini e ultrafini, le più pericolose per la nostra salute. Nonostante questo, in nessuno delle decine di progetti per nuove centrali elettriche che utilizzano questa tecnologia, inclusi quelli già autorizzati dal ministero dell’Ambiente – ha sottolineato – si fa menzione della produzione di questi pericolosi inquinanti”. L’apertura di nuove centrali a turbogas, secondo lo studio, andrebbe dunque ad aggravare una situazione già critica sul piano ambientale soprattutto nella pianura Padana che, per le polveri fini e ultrafini, è una delle

zone più inquinate d’Europa. Per l’Istituto, inoltre, la legge è “inadeguata” e “non protegge la salute pubblica”. Il motivo? Per ottenere l’autorizzazione per nuove centrali, spiega il Cnr, si richiede la stima della produzione di particolato ultragrossolano emesso, ma questo approccio è idoneo a stimare le polveri da impianti a olio combustibile o carbone, mentre si rivela inutile per valutare l’inquinamento da polveri di centrali a gas, che producono particolato di piccola taglia. La lacuna nei progetti italiani, commenta Armaroli, è “molto grave perché è dimostrato che è proprio il particolato di taglia minuta a danneggiare maggiormente la salute: più le particelle sono piccole, più penetrano lungo le vie respiratorie”. Secondo Armaroli, quindi, la costruzione di nuovi impianti a turbogas non può essere disgiunta da severe misure compensative per non peggiorare la qualità dell’aria delle zone interessate. Cosa prevista, per esempio, dalla legislazione della California, una delle più avanzate in materia.

Greenpeace esprime preoccupazione per il nuovo studio del Cnr. Il piano Marzano, spiegano dall’associazione – prevede la costruzione di 26 nuove centrali, molte delle quali a turbogas. “Esistono già tecnologie in grado di abbattere il livello delle polveri fini ed ultrafini e vi sono promettenti sviluppi anche da parte della ricerca italiana nel campo – commenta Ascanio Vitale, responsabile della campagna clima – È inammissibile che il governo lo ignori, visto il devastante impatto sulla salute di uomini e animali negli ecosistemi circostanti le centrali”. Per Greenpeace il problema principale rimane il ricorso alle fonti fossili: la Co2 prodotta da tali centrali andrà ad aumentare la già forte componente inquinante del nostro sistema energetico, che ha portato l’Italia lontano dai limiti previsti dal Protocollo di Kyoto.


Una centrale a ciclo combinato a gas naturale da 800 Mw produce parecchie centinaia di tonnellate di polveri fini e ultrafini, le più pericolose per la nostra salute. E molti dei 26 nuovi impianti già autorizzati dal ministero dell’Ambiente utilizzano questa tecnologia> Le nuove centrali a turbogas per la produzione di energia sono altamente inquinanti e pericolose per la salute dell’uomo.