REDDITO DI CITTADINANZA: la montagna ha partorito il topolino!

I primi commenti all’approvazione di questa legge, se escludiamo gli interessati quanto ipocriti entusiasmi del PRC, si sono soffermati ad una critica che si appunta ai limiti normativi di questo provvedimento. E’ evidente che criticare questa legge – per la fragilità della sua copertura finanziaria, per le clausole discriminatorie che co ntiene, per la miseria salariale che offrirà – è come sparare sulla Croce Rossa. Lo stesso Bassolino, ed alcuni suoi trasversali supporters, evidenziano questi innegabili aspetti ascrivendoli all’oggettiva difficoltà di far approvare un provvedimento di questo tipo riguardante un argomento considerato tabù in tutti gli schieramenti politici. Anzi il Governatore si ripromette di sbandierare questa legge come un esempio, proveniente dal laboratorio politico campano dove tutte le istituzioni sono governate da maggioranze che vanno da Mastella a Bertinotti, di ciò che nel prossimo futuro un probabile governo dell’Ulivo dovrebbe varare sul piano nazionale. Un esempio di quella politica economica e sociale, imperniata sul riformismo di mercato, illustrato nel recente Manifesto di Romano Prodi, che distinguerà l’azione di governo dell’Ulivo rinnovato!!

Non ci sono applausi:

Non crediamo che la legge approvata in Campania e la prospettiva politica (.. e sociale) che la sottende siano gli sbocchi auspicati dai movimenti di lotta che, a Napoli come altrove, hanno dato vita a molteplici iniziative di mobilitazione su questo terreno.

Non crediamo che i pur iniziali tentativi di costruire una Vertenza Nazionale per il Reddito/Salario Garantito debbano incardinarsi verso uno sbocco legislativo che rifletterà la filosofia politica e la materialità della legge partorita in Campania. Detto questo, però, dobbiamo riconoscere, apertamente, alcuni ritardi che interessano lo schieramento di classe, il nostro schieramento.

In questi mesi che hanno preceduto l’approvazione della legge per il Reddito di Cittadinanza i movimenti di lotta per il lavoro, gli studenti autorganizzati, i sindacati di base, la Rete No Global, noi tutti, non abbiamo sviluppato, con la lotta e la radicalità necessaria, una forte vertenzialità con l’Ente Regione.

Alcune questioni specifiche che attengono alle caratteristiche peculiari delle Verte nze in cui, da anni e con grande sacrificio, sono impegnati i settori più rappresentativi della lotta organizzata per il lavoro hanno, di fatto, impedito un dispiegamento più incisivo della lotta verso l’operato della Regione. In particolare, dall’autunno scorso in poi, i movimenti di lotta dei disoccupati organizzati – pressati dai problemi inerenti la loro specifica vertenza – non hanno potuto garantire quella continuità di iniziative che la posta in gioco richiedeva.

Gli stessi momenti di mobilitazione messi in campo dagli studenti – a cui pure, molte volte, hanno partecipato i disoccupati organizzati – i quali hanno tentato un articolazione dell’obiettivo del Reddito, sul problema del caro trasporti e di una loro possibile tariffazione sociale, non sono riusciti a superare la soglia della iniziativa di propaganda effettuata una tantum.

E’ mancata – ed è questo un dato politico di autocritica non formale e di comune riflessione – una iniziativa costante ed incisiva contro la Regione che assumesse la dimensione di una vera e propria campagna politica capace di affasciare tutti i soggetti sociali coinvolgibili sull’intero arco delle questioni inerenti tale battaglia.

Del resto anche gli interrogativi e le titubanze, nei confronti del disegno di legge bassoliniano del Reddito di Cittadinanza, che pure si sono espressi, specialmente tra i consiglieri regionali di Rifondazione, sono involuti su un piano interamente politicista e risolti (?) nel chiuso delle sedi di partito non potendosi incontrare con una forte iniziativa di movimento la quale, per lunghi mesi, ha disertato questo terreno di iniziativa e di scontro politico.

Una sommessa riflessione sul PRC:

La legge sul Reddito di Cittadinanza sarà gestita, a Napoli e non solo, da Bassolino, dall’Ulivo e dal PRC come un qualificante e fondamentale tassello di quella sorte di nuovo welfare che dovrebbe delinearsi dopo gli effetti della controrivoluzione liberista che sta dissolvendo il vecchio stato sociale. Un welfare che non ricostruirà tutele collettive e garanzie sociali ma che si limiterà alla pura presa d’atto delle situazioni di disagio economico (..è questo il termine freddo e mistificante con cui verranno indicati i poveri, i senza niente!!) cristallizzandole dentro una condizione di mera fruizione di un misero sussidio molto, ma molto, al di sotto degli standards medi che attestano la pura sopravvivenza nel ricco ed opulento occidente capitalistico.

Non è un caso che, nelle settimane che hanno preceduto l’approvazione di questa legge, i dirigenti del PRC, preoccupati delle contestazioni che cominciavano ad addensarsi e delle vistose crepe che iniziavano ad aprirsi fin dentro il partito, abbiano deciso di forzare – volgarmente – la situazione.

Senza mostrare alcuno imbarazzo costoro hanno riesumato, in qualche caso in forme demagogiche e tardo-populiste, lo slogan coniato da Bertinotti (Poch i, maledetti e subito..) quando, in pieno governo amico retto da Prodi, il PRC sponsorizzò il famigerato Pacchetto Treu in materia di mercato del lavoro.

Certo anche oggi Rifondazione dichiara di ritenere questa legge perfettibile e non esaustiva di tutte le problematiche inerenti l’affrontamento della disoccupazione ma l’enfasi propagandistica, la tenacia e la trama di relazioni costruite a sostegno di essa sono il segno palese di una precisa volontà politica interessata, unicamente, al rapporto privilegiato con Bassolino, con le sue elites, con il nuovo Ulivo e poco attenta alle rivendicazioni del movimento quando queste rischiano di mettere in discussione questa linea di condotta.

Come spiegare, altrimenti, il sottile boicottaggio ed il chiamarsi fuori dal percorso di mobilitazione che – tra mille problemi ma con grande chiarezza politica – la neonata Rete Nazionale per il Salario e i Diritti sta costruendo sul piano nazionale? Come giustificare la vistosa e platea le assenza del PRC dalla manifestazione nazionale del 22 novembre scorso la quale, pur nella eterogeneità della sua composizione, ha rappresentato un iniziale momento di esemplificazione di un blocco sociale conflittuale ed anticapitalistico?

E’ evidente che con l’avvicinarsi delle varie tornate elettorali, con l’accelerarsi dell’ulteriore progressivo snaturamento di ogni connotato antagonistico del partito il gruppo dirigente del PRC, al di là della vuota fraseologia movimentistica, è, gioco forza, costretto ad edulcorare le sue posizioni politiche con la conseguente e concreta possibilità di iniziare a rompere i rapporti con le componenti del movimento ritenute meno affidabili. Di questa attitudine del PRC abbiamo riscontrato le prime avvisaglie non solo a Napoli sulla questione reddito o, magari, all’indomani della scaramuccia avvenuta sotto la federazione di Alleanza Nazionale ma anche a Roma all’indomani degli scontri del 4 ottobre scorso…ma questa è un’altra storia……

Nessuna tregua, continuiamo a reclamare Reddito per tutti:

Il varo di questa legge e, soprattutto, le sue ricadute materiali non intaccheranno minimamente il carattere strutturale della disoccupazione di massa e l’articolato universo della precarietà presente in Campania. La necessità della battaglia per il Reddito/Salario rimane un dato incancellabile e permanente dell’agenda politica del movimento.

Non c’è, quindi, nessun passo indietro da compiere, non c’è nessuna dismissione del conflitto da operare!!

Nell’area metropolitana di Napoli, nel territorio campano permangono le potenzialità sociali per ritorcere questa operazione contro Bassolino e contro i padrini, vecchi e nuovi, del mercato del lavoro. Nessun lifting – neanche in salsa rifondarola – potrà spacciare per oro ciò che oro non è!! Questo provvedimento deve essere stravolto nei suoi contenuti differenzianti, discriminanti e suscettibili di una gestione antip roletaria affaristica e clientelare la quale produrrà ulteriori divisione e frantumazione nel corpo sociale.

A partire dagli spazi occupati dai movimenti, dalle scuole ed in alcuni significativi quartieri popolari della città e dell’intera regione possiamo ripartite – con il concorso unitario, collettivo e convinto di quanti, compagni ed organismi, hanno condiviso l’obiettivo della lotta per il Reddito/Salario – con una grande campagna di controinformazione nei confronti di questa legge.

Una informazione/contro finalizzata al coinvolgimento di decine di migliaia di disoccupati, precari, immigrati e quanti potranno essere investiti dalla necessità di reclamare un Reddito.

Una informazione/contro diffusa in diversi punti (sportelli? infopoint? banchetti per le strade?) per costruire un coinvolgimento attivo e di massa che richieda un vero Salario (1000 euri, servizi e bonus sociali per trasporti, sanità, accesso ai saperi) fuori ed oltre le compatibilità di questa o quella amministrazione o di questo o quel governo.

Come piccolo nucleo di compagni riteniamo che questa indicazione, già avanzata anche da altri organismi e compagni, può essere un percorso di lotta ed organizzazione praticabile e può costituire un buon viatico per una battaglia che, necessariamente, non può limitarsi al ridotto territoriale ma che investe, da subito, nelle forme di lotta e nei contenuti, una dimensione generale e multinazionale.

CONTRO OGNI DIFFERENZIAZIONE, REDDITO/SALARIO/ DIRITTI PER TUTTI!!

I/le Compagni/e di Red Link

Napoli


L’approvazione, da parte del Consiglio Regionale della Campania, della legge che istituisce il (cosiddetto) Reddito di Cittadinanza rappresenta un utile occasione per riprendere la discussione tra quanti – a vario titolo – sono impegnati nella lotta contro la dilagante precarizzazione e per l’affermazione del Reddito/Salario garantito.