Le nostre vite valgono più dei loro profitti

fisica1
(testo del volantino distribuito durante il corteo-fiaccolata contro le morti sul lavoro del 19 marzo)
Oggi in Italia muoiono 4 lavoratori al giorno per infortunio sul posto di lavoro.
Molti pool di legali e avvocati del lavoro innalzano la cifra a 8 morti al giorno se si considerano i lavoratori deceduti per malattie professionali. La cifra aumenta ancora dal momento che questi dati sono quelli dell’Inail, conteggiati in base alle rendite assegnate ai familiari delle vittime. Statistica nella quale non sono compresi i migranti e i lavoratori senza nucleo familiare.
Cifra che si ingrosserebbe maggiormente se dovessimo contare anche i morti per patologie derivate da lunga esposizione ad agenti chimici o materiali radioattivi o tossici.

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(testo del volantino distribuito durante il corteo-fiaccolata contro le morti sul lavoro del 19 marzo)
Oggi in Italia muoiono 4 lavoratori al giorno per infortunio sul posto di lavoro.
Molti pool di legali e avvocati del lavoro innalzano la cifra a 8 morti al giorno se si considerano i lavoratori deceduti per malattie professionali. La cifra aumenta ancora dal momento che questi dati sono quelli dell’Inail, conteggiati in base alle rendite assegnate ai familiari delle vittime. Statistica nella quale non sono compresi i migranti e i lavoratori senza nucleo familiare.
Cifra che si ingrosserebbe maggiormente se dovessimo contare anche i morti per patologie derivate da lunga esposizione ad agenti chimici o materiali radioattivi o tossici.

Esse sono la più diretta e logica conseguenza della concorrenza capitalistica come si è sviluppata in questi anni, basata tutta su una competitività esasperata e ricercata sui bassi costi e sulla assenza di investimenti “improduttivi” (così qualcuno giudica le spesa sulla sicurezza).
Mano d’opera malpagata che fa fatica ad arrivare alla “quarta settimana”, ricattata con lo spettro del licenziamento, costretta a turni massacranti, forzatamente silenziosa rispetto alla mancanza del rispetto delle norme e dei diritti che potrebbero rendere la produzione più sicura e meno disumana.
Questo tipo di competitività è ovviamente accreditata ed avallata continuamente da politici, sindacalisti, giornalisti, giuslavoristi come parametro chiave per valutare lo sviluppo di una società economicamente avanzata; non da ultima, la neo-presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, incensata dai media, è il “volto presentabile” di chi continua a chiedere ai governi un abbassamento del costo del lavoro che si traduce in sacrifici, paghe da fame e scarsa sicurezza sui posti di lavoro.
Se la ricerca della produzione al più basso costo è scientificamente cercata e perseguita anche con l’abbassamento delle spese per la sicurezza, è ovvia la conclusione che le morti sul lavoro che ne costituiscono la conseguenza sono dei veri e propri crimini.
Anzi, sono un vero e proprio genocidio, perché le cifre ufficiali parlano di 1500 decessi, 39000 invalidi e un milione di infortuni e sono dati certamente al ribasso, perché se comprendessero anche il “sommerso” sarebbero sicuramente più gravi.
Eppure, mentre il Parlamento ed il Governo si affannano sulle espulsioni dei rom e sulla marginalizzazione del conflitto sociale, nulla si dice e nulla si fa per realizzare una benché minima punizione per i datori di lavoro che persistono, in grande numero, a fregarsene altamente delle norme e continuano ad arricchirsi sulle sofferenze e sulle mutilazioni di chi si trova costretto a lavorare sotto le loro grinfie.
Sinistra Critica in parlamento ha proposto emendamenti al testo unico sulla sicurezza che prevedessero un aumento degli ispettori ASL e l’introduzione di alcune misure che ampliassero i poteri delle RLS.
Oggi in Italia ci sono 1948 ispettori ASL. Con questo ritmo c’è un controllo in una azienda ogni 30 anni. Ne servirebbero almeno dieci volte tanto per avere controlli minimamente efficenti.
Occorre aumentare le ore di formazione delle RLS in modo indipendente dall’impresa e aumentare drasticamente le ore di attività dei responsabili della sicurezza dei lavoratori. Ad oggi le RLS hanno diritto a solo 8 ore al mese per poter svolgere controlli.
E’ una franchigia oraria assolutamente insufficente, specie negli stabilimenti medio piccoli.
E’ necessario introdurre la possibilità per le RLS un potere di veto di poter interrompere l’attività produttiva qualora ci fossero evidenti rischi di infortunio per il lavoratore.
A questi emendamenti, che riprendono alcuni dei principi e delle proposte da tempo elaborate da Medicina Democratica, Centrodestra, Pd e la stessa Sinistra Arcobaleno hanno votato contro sia in commissione che alla camera durante il governo Prodi.
In una campagna elettorale in cui l’ipocrisia porta a fare una gara a chi candida più operai/precari, non dimentichiamo le colpe di chi ha governato negli ultimi 15 anni peggiorando di anno in anno le condizioni di lavoratrici e lavoratori: del governo Berlusconi e del governo Prodi-Bertinotti che per due anni ha sostenuto politiche antisociali come la detassazione e l’aumento degli straordinari( vero incentivo alle morti sul lavoro) e il mantenimento della legge 30 sublimate nell’accettazione del pessimo pacchetto welfare.

Assumere subito 10.000 ispettori del lavoro da pagare tramite una “tassa sulla sicurezza” su profitti e rendite a carico dei padroni

Maggiori poteri alle RLS perché possano verificare la sicurezza direttamente sui luoghi di lavoro

Inasprire le pene contro i padroni senza contrattarle al ribasso con la Confindustria( ampiamente candidata nelle liste del PD)

di em@