Occupata la stazione: Vicenza non si arrende all’imposizione

Dopo la sentenza del Consiglio di Stanto in migliaia alla fiaccolata dell’indignazione. Il corteo si dirige verso la stazione, manganellate della polizia contro donne e uomini a mani alzate. Ma, nonostante la violenza delle forze dell’ordine, i binari vengono occupati.

“Bravi, bravi, bravi, bravissimi”: è il coro che chiude la manifestazione dei No Dal Molin indirizzato ai poliziotti che, poche decine di minuti prima, non avevano esitato a sferrare manganellate contro donne e giovani a mani alzate.

La fiaccolata dell’indignazione, era stata definita la manifestazione di questa sera. Migliaia di persone, tante famiglie con i bambini e i nonni fianco a fianco. Come il 16 gennaio 2007, quando Prodi impose il proprio si alla nuova base statunitense e i vicentini occuparono la stazione ferroviaria dimostrando che la partita non era chiusa. Questa volta l’imposizione viene dal Consiglio di Stato che, con una sentenza che decreta la prevalenza degli interessi militari statunitensi sulla salute e sui diritti dei cittadini, ha annullato la sospensiva del Tar del Veneto. E anche questa volta migliaia di vicentini – almeno 2000 secondo l’ agenzia Ansa – si sono diretti verso la stazione ferroviaria per invadere i binari; ma la celere, a differenza di un anno e mezzo fa, si è schierata con scudi e manganelli davanti agli ingressi, determinata ad impedire lo svolgimento dell’azione di protesta.

“Vi facciamo male”, ripeteva un poliziotto sotto il suo casco azzurro; detto fatto: pochi minuti e i manganelli volteggiano sulle teste di quanti, a mani alzate, vogliono difendere il proprio diritto ad essere cittadini e non sudditi. I primi colpi cadono sulle teste delle donne, da sempre protagoniste del movimento che si oppone alla militarizzazione dell’aeroporto vicentino. Le mani alzate non sono bastate ad evitare la violenza di chi è stato mandato a Vicenza per soffocare la democrazia e garantire la realizzazione dei progetti statunitensi.

Ma a prevalere, ancora una volta, è la creatività e la determinazione dei tanti vicentini scesi in strada: i binari, infatti, sono stati comunque raggiunti attraverso un cancello secondario situato a cinquanta metri dalla stazione ferroviaria. Treni bloccati e segnale lanciato: noi non ci arrendiamo e resisteremo un minuto in più di chi vuol imporci questa base, anche se di fronte a noi vengono schierati musi duri e manganelli.

Il Questore, questa sera, si è assunto la responsabilità di far picchiare donne e uomini a mani alzate; in gioco non è più soltanto il futuro del Dal Molin e la salvaguardia dell’ambiente. La posta in gioco è la democrazia: da una parte l’imposizione, dall’altra la partecipazione. Questa sera ha vinto la seconda.

Foglio di via per Costa

[…] Il commissario Paolo Costa non è persona gradita a Vicenza: chi ha agito nel più stretto segreto per imporre la nuova base Usa e soffocare la partecipazione popolare […]

Leggi la lettera del commissario Costa all’ex Ministro Parisi su questo link: http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_193.html

“Eliminare alla radice le componenti locali del dissenso” per favorire la militarizzazione della città: questo il proposito, messo nero su bianco, dal commissario Costa. Un uomo che accumula incarichi e, di conseguenza, compensi e rimborsi per calpestare la democrazia e favorire la devastazione dei territori.

Il commissario Paolo Costa non è persona gradita a Vicenza: chi ha agito nel più stretto segreto per imporre la nuova base Usa e soffocare la partecipazione popolare e il movimento contrario alla realizzazione dell’opera dovrebbe aver la dignità di dimettersi e non mettere più piede nella città del Palladio.

Noi non ci illudiamo: nel vocabolario di Costa la parola dignità non esiste, tanto che il commissario non ha remore nel distruggere la più grande falda acquifera del nord Italia per far realizzare i progetti statunitensi. Ma noi resisteremo un minuto in più di lui.

Presidio Permanente, Vicenza, 31 luglio 2008

di mantova antagonista-sinistra critica MN