Il coraggio di dire "noi la crisi non la paghiamo"

“Io non ho paura” è il grido collettivo degli studenti di tutta Italia che continuano con la mobilitazione. A muovere le mosse del governo è invece la paura che il cristallo del consenso popolare possa incrinarsi rapidamente. Il Presidente del Consiglio, infatti, dalla Cina (quasi con furore) continua a insultare il movimento “in mano ai facinorosi” e i giornali colpevoli di sostenere i giovani. Segnali di un governo che pensava di continuare a passarla liscia – come gli è accaduto sui rifiuti o sulla manovra economica estiva – e che invece stavolta ha trovato il classico bambino in grado di strillare “il re è nudo”.
Non sappiamo quanto durerà questo movimento e dove arriverà. Lavoreremo per farlo vincere, ovviamente, per ottenere il ritiro del decreto Gelmini e dei provvedimenti sull’Università. Quello che vediamo è che un’irruzione improvvisa di soggettività ha modificato significativamente la politica e la società, che la cappa grigia che era emersa da due anni di governo Prodi e certificata alle elezioni di aprile mostra qualche squarcio.
Il movimento è fortemente politico anche se riesce ancora a stare oltre la politica che abbiamo fnora conosciuto, oltre i riti e gli schemini della sinistra di palazzo – per quanto il Pd cerca e cercherà di attirarlo a sé e di intestarsene la rappresentazione politica. E’ politico, e segna la nostra fase, perché soprattutto esprime il disagio di una generazione che non ha niente da perdere, ha un futuro segnato dalla precarietà e dal disagio, sbarrato da una destra oggi al potere che pensa solo al “piccolo mondo antico” – il maestro unico, ora anche la canzone sul Piave cantata in classe – e che non ha nessuna idea di futuro che non sia il filo spinato davanti alla porta di casa. Per questo non ha paura, l’ha finita tutta.
Se c’è una possibilità di rigerenerare un discorso e una pratica anticapitaliste, l’apporto di questi studenti può essere decisivo. Per questo siamo lieti di essere immersi nel profondo delle occupazioni e delle mobilitazioni, di aver intuito da tempo che nel mondo studentesco qualcosa stava per accadere. Mentre il capitalismo “tossico” mostra per intero la sua crisi c’è qualcuno che ha il coraggio di affermare che non quella crisi non vuole pagarla. E’ un discorso in linea con le necessità dell’oggi, con la necessità di resistere. Serviranno altre parole e altri discorsi per passare all’offensiva – e in particolare andrà articolato un ragionamento sull’unità con il movimento dei lavoratori e sull’autorganizzazione democratica del movimento. La priorità dell’oggi è che la partecipazione cresca, il movimento si allarghi e si diffonda, le occupazioni si moltiplichino fino ad arrivare all’obiettivo fondamentale di veder ritirato il decreto e i provvedimenti del governo. Con determinazione e a mani alzate, senza paura.

di Sinistra Critica Mantova