La strategia delle intimidazioni fasciste

Dopo l ‘aggressione di matrice neofascista del 13 Agosto che ha visto coinvolto un attivista di ARCI Casbah nel comune di Pegognaga, le intimidazioni rivolte a realtà antifasciste del territorio si sono intensificate. Ronde notturne ed atti di vandalismo davanti alla nostra sede diventano sempre più frequenti e gli autori, già identificati, sono gli stessi che da mesi insistono con le medesime provocazioni.

Da insulti e lancio di fumogeni nel cortile dello spazio sociale, a inseguimenti che hanno lo scopo di intimidire gli avventori casuali; il disegno politico che ne esce è chiaro: attaccare i protagonisti delle lotte contro l’impoverimento sociale e delle mobilitazioni per l’estensione dei diritti.
Basterebbe ciò a testimoniare il vero volto delle organizzazioni nazifascite protagoniste dei raid notturni sopra citati; lo stesso ruolo che sempre hanno rivestito: altro non sono che i cani da guardia del capitalismo e delle sue politiche repressive.

In questo momento storico e politico, in cui spazi di auto-organizzazione popolare come La Boje!intensificano le proprie iniziative in difesa dei diritti e di ricerca di nuovi ambiti di protagonismo socio–politico, allo scopo di smantellare ogni diktat del neoliberismo, il livello dello scontro si sta drammaticamente alzando.
A questo punto ci troviamo a riflettere sulla valenza della parola “sicurezza” sempre più schiacciata su posizioni xenofobe, rivendicata tanto dalla destra istituzionale che dai movimenti politici chiaramente nazi-fascisti.
Entrambi adottano un uso strumentale di tale termine ed entrambi vorrebbero ergersi a paladini  in difesa dell’ordine, della nazione e della razza.

L’esempio più inquietante di tali processi è, nel territorio mantovano, il consigliere comunale Luca De Marchi che, pur avendo impostato la sua intera campagna politica sull’odio etnico e lo scontro tra civiltà, paradossalmente si trincera dietro la posizione di “uomo delle istituzioni” prendendo le distanze da atteggiamenti e provocazioni da lui stesso alimentate.
Qual è, dunque, il significato del termine  “sicurezza”, di cui tanto parlano questi personaggi, se non quella di essere liberi di odiare il “diverso” impunemente?

Come se non bastasse la stessa stampa democratica, nella persona del direttore, se da un lato non perde occasione per strumentalizzare ed oscurare le nostre iniziative, dall’altro c’è una banalizzazione nel descrivere l’attività neofascista nel territorio e il revisionismo della storia contemporanea dell’ultimo secolo, dando così ossigeno ad azioni come le scritte e gli striscioni nostalgici attaccati nell’ultimo anno (tra cui l’ultima “Sabbioneta è fascista”).

Nonostante tutti i tentativi di boicottaggio subiti di recente, le nostre iniziative e l’attività politica proseguiranno, confidiamo perciò in una partecipazione larga ed interessata dei mantovani che credono nella libertà, nell’uguaglianza e nella vera democrazia.

A questo proposito comprendiamo quanto sia necessario tessere sempre nuove relazioni con i quartieri e le periferie in cui gli strati sociali più deboli sono sempre più vittime di speculazione e strumentalizzazioni politiche.