presentazione di “Non c’è euro che tenga”


Dettaglio eventi


ore 19.30 – presentazione del libro

ore 21.00 – cenetta greca

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L’ipotesi di uscire dall’euro è presente nei programmi di molti partiti europei, di destra e di sinistra. L’adesione trasversale a questa prospettiva è la misura del discredito raggiunto dalle politiche dominanti. Eppure, la tesi dell’autore di questo libro, profondamente critico sui motivi sistemici che hanno portato alla moneta unica, è che l’uscita dall’euro, come prerequisito per risolvere la crisi, sia un’illusione.
L’autore indaga il ruolo della moneta nelle moderne politiche economiche, svelandone un’altra natura, ben diversa dal semplice mezzo per far circolare le merci. Analizza le ragioni dei no-euro e smaschera la “narrazione tossica” di chi dipinge la moneta unica come l’unica soluzione oggi praticabile. Tuttavia la crisi non è stata creata dall’euro, ma è frutto di contraddizioni più profonde, tanto che nessuna banca centrale al mondo è finora riuscita a invertire la mancata crescita capitalista. Non si salva la finanza per mezzo della finanza mantenendo inalterati i problemi sistemici e sottovalutando i fattori strutturali della crisi.
Non c’è euro che tenga, la crisi non è di una sola moneta mentre l’unica svalutazione in corso, da molti decenni, è quella di redditi, diritti e salute. Il problema centrale quindi non è uscire o meno dall’euro ma superare il sistema iper-competitivo esistente, basato sulla centralità dell’economia a debito e sulla riduzione dei costi del lavoro. Una lettura originale che prova a rompere la polarizzazione, irrrisolta, tra i fanatici dell’euro e i sostenitori del ritorno alla moneta nazionale.

“Si può sempre sostenere che intanto rompere la moneta europea vuol dire sottrarsi alle dinamiche negative che certamente l’euro comporta e allo stesso tempo almeno aprire alla possibilità di un cambiamento. Difficile però che per rompere i meccanismi dominanti fondati sull’ipercompetitività si passi per una loro riproposizione su scala minore, attraverso riequilibri sui valori monetari. Perché la conferma dei principi competitivi dovrebbe condurre fuori da un sistema ipercompetitivo? Ecco il corto circuito di tale prospettiva. In sostanza non si rimette in discussione la logica del mercato, le sue leggi, ma si ha la pretesa a posteriori, cioè dopo che gli è stato consentito di rimanere la cornice istituzional-economica, di correggerne gli effetti più perversi e contraddittori”.

Autore:
Marco Bertorello, lavora nel porto di Genova e collabora con il manifesto e con vari siti e riviste. Ha pubblicato Il movimento di Solidarnosc. Dalle origini al governo del paese (Lacaita Editore, 1997), Un nuovo movimento operaio. Dal fordismo all’accumulazione flessibile (Edizioni Alegre, 2004), Capitalismo tossico (con Danilo Corradi, Edizioni Alegre, 2011), ed è coautore del volume collettaneo Come si esce dalla crisi (Edizioni Alegre, 2013).