NESSUN MANICOMIO A PRIMAVERA

A fine corsa Massimo è stato arrestato per furto d’auto e sbattutto all’ospedale psichiatrico giudiziario (opg) di Aversa in quanto ritenuto “socialmente pericoloso”. Ed è lì che Massimo si è trasformato in Cavaocchi, strappando durante una lite gli occhi ad un altro internato dell’opg. Il mostro è chiaro non è Massimo ma l’istituzione che lo ha plasmato da persona a criminale. Istituzione ancora viva e vegeta in Italia: sei gli opg ancora in

piedi, circa 1200 i “ristretti” ufficiali, molti di più denunciano volontari e familiari. Il dramma di Massimo, e quello di tutti gli altri internati ad Aversa, pazienti e custodi, è stato proiettato ieri alla sala “Luigi Di Liegro” di Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, durante il convegno “Salute mentale è partecipazione”. Il documentario “Socialmente Pericolosi” di Stefano Mencherini e Fabrizio Lazzaretti girato nel 2001 e trasmesso a ore improbabili dalla Rai è un pugno allo stomaco per chi non ha mai messo piede in un manicomio. Perché dimostra come in Italia per finire in un manicomio criminale non è necessario essere “pazzi”. Così Massimo è finito ad Aversa e, come lo stesso direttore dell’opg, Adolfo

Ferraro, dichiara nel documentario: «Se uno come lui entra in un luogo come questo finisce per dare i numeri davvero». Così è stato. Dal punto di vista giuridico, gli internati appartengono alla categoria dei “prosciolti”,termine che definisce i responsabili di reati incapaci di intendere e di volere al momento del fatto. Così potrebbe essere per ognuno di noi da qui a poco infatti, se il disegno di legge Burani Procaccini – la cui discussione è prevista per marzo – passerà in aula alla Camera, in Italia si aprirebbero tanti piccoli manicomi privati in linea con la logica mercantile che anima

il governo Berlusconi e suoi governanti.

La Regione Lazio, ad esempio, si è già attrezzata firmando una convenzione, dopo aver tagliato i fondi alle struttuture pubbliche territoriali e chiuso una decina di dipartimenti di salute mentale e case famiglia. Così ci sarà posto per tutti: poveri, migranti, disoccupati, fumatori di cannabis, tifosi, topi d’appartamento, studenti svogliati o antagonisti.

Insomma queste nuove strutture manicomiali gestite dai privati e finanziate dallo stato “custodiranno” a protezione dell’ordine pubblico e sociale chiunque – su segnalazione di parenti, amici e vicini di casa, chiunque ne abbia interesse, come sugeriscono i relatori della legge – possa essere ritenuto “socialmente pericoloso” e idoneo a due mesi (prorogabili) di

Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) da una apposita “commissione di controllo” composta da un giudice cautelare, uno psichiatra ed un rappresentante delle associazioni dei familiari.


E’ tempo di mobilitazione contro il disegno di legge Burani- Procaccini che a marzo torna in aula alla Camera e porta con sé tanti piccoli lager privati Massimo, detto Cavaocchi, se ne sta da qualche anno dietro un vetro. Una decina d’anni fa faceva il fotografo, poi un giorno gli è venuto in mente di aprire la portiera di una vecchia Fiat 850, salirci sopra, mettere in moto e percorrere duecentometri.