Massacro israeliano nella Striscia di Gaza: ventotto morti in nemmeno due giorni. Hamas reagisce, co

25-28 febbraio, massacro israeliano a Gaza, reportage per giornata.

|28 febbraio| E’ stata una nuova giornata di guerra nei Territori Occupati: dall’alba fino al calare del sole gli aerei sionisti han sorvolato la Striscia di Gaza, vegliando e punendo il popolo palestinese, uccidendo civili e resistenti, colpendo fabbriche e aziende già in difficoltà per via del blocco, bombardando e alimentando una tensione che si propaga in maniera continua e violenta fin dalle prime ore di ieri. Il bilancio è spaventoso: sono almeno una trentina i morti palestinesi nelle ultime trentasei ore, emblema di questo criminale stillicidio è il neonato di sei mesi fatto a pezzi dall’artiglieria israeliana, il rullo della guerra schiaccia tutti e tutto.

Invaso il campo profughi di Balata: scontri e barbarie
Le forze israeliane hanno invaso il campo profughi di Balata, a Nablus, questa mattina, forse pensando di aver vita facile grazie al loro enorme dispiegamento militare, ma così non è stato. Decine di miliziani delle diverse fazioni armate palestinesi hanno risposto al fuoco, scontrandosi con le truppe sioniste. Due combattenti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e di Al Fatah sono stati uccisi, altri sei sono stati feriti ed arrestati. Una volta conclusasi l’operazione, la distruzione è quel permane: strade spianate, struttura del mercato rasa al suolo, porte delle case divelte, negozie polverizzati.

Quasi bis di Hamas
Hamas, sempre in continuità con la necessità di dare risposta all’offensiva israeliana, non ha cessato gli attacchi missilistici contro i territori occupati che circondano la Striscia. Sono decine i qassam lanciati, molti di questi sono caduti su Sderot dove una donna è stata lievemente ferita ed una fabbrica ha preso fuoco. L’attacco dell’organizzazione resistente palestinese è stato motivato, oltre che dalla logica reazione al massacro di Gaza, anche dalla visita di diversi ambasciatori europei giunti nella colonia sionista per portare solidarietà ai residenti “sotto attacco”. Infine, oggi pomeriggio, a rischiarla è stato il ministro della sicurezza interna israeliana Avi Dichter, il quale, in una delle tradizionali passaggiate propagandistiche e guerrafondaie nei luoghi colpiti (rituale comune a tutto l’arco costituzinale d’Israele), ha corso il pericolo di saltare in aria per mano dell’organizzazione che si dice di prossima eliminazione, ma che continua ad essere il loro primo incubo: missili sono caduti in contiguità del ministro, ferendo un suo collaboratore.

>> ascolta/scarica a lato l’intervista con Mohammad, redattore palestinese di InfoPal (www.infopal.it)

Prosegue l’assedio israeliano alla Striscia di Gaza, compiuta una nuova mattanza. La resistenza colpisce Sderot

|27 febbraio| Sono oramai settimane che viene annunciata un’escalation militare nella Striscia di Gaza da parte delle forze armate israeliane: quel che sembra invece aver preso corpo è la tradizionale guerra a bassa intensità, fatta di sporadici interventi militari tramite l’utilizzo di bombardieri o tank d’incursione. Decisione data anche dalla contiguità degli “interessi d’immagine” dello Stato sionista: da una parte vi è il tentativo di apparire sempre come vittime e non come carnefici, mal che va appellandosi al “diritto di Israele di difendersi”; dall’altra è sicuramente scomodo apparire come forza militare “potenzialmente vulnerabile”, dato il buco nell’acqua raccolto poche settimane fa, in quello che doveva essere l’inizio dell’escalation militare dopo l’attentato di Dimona (si diceva “per spazzare via Hamas”), grazie alla resistenza messa in campo dai miliziani palestinesi, che hanno respinto ed impedito l’invasione con le armi.

“Nuova” mattanza
Anche questa mattina l’esercito e l’aviazione israeliana sono state mobilitate, la Striscia di Gaza è stata ancora una volta il bersaglio. Alle prime luci dell’alba nel campo profughi al-Bureij le forze sioniste, nel tentativo di penetrare dall’est del campo, si sono scontrate con i miliziani della Jihad islamica, uccidendo un ragazzo di vent’anni e ferendone un’altro. A Khan Yunes invece, gli aerei israeliani hanno bombardato un’auto con a bordo giovani delle brigate al-Qassam, ala militare di Hamas, trucidandone almeno quattro. L’aviazione dello Stato d’Israele continua a sorvolare tuttora la Striscia di Gaza.

Colpita Sderot, uccisa un’israeliana
Per tutta la giornata sono proseguiti i raid ed i bombardamenti israeliani: decine i feriti, conta delle vittime salita a quattordici, tra cui tre bambini massacrati dalle bombe mentre giocavano a pallone nel nord della Striscia di Gaza. “Una risposta al massacro di questa mattina”, queste le parole di Hamas nel rivendicare l’attentato che la resistenza palestinese ha compiuto, attraverso la pioggia di una ventina di missili qassam, a Sderot. Una donna è morta, tre sono i feriti, una ventina le persone sotto shock. Lo sconcerto ha preso d’assalto il “mondo occidentale”, palesando un razzismo nemmeno tanto celato, che obbliga a scandalizzarsi per il “morto buono” ed a grattarsi la pancia di fronte al macello di Gaza.

[Striscia di Gaza] Migliaia di palestinesi formano una catena umana contro l’assedio israeliano. Sassi contro l’esercito sionista, che spara

|Gaza City, 25 febbraio| L’ultima fotografia che arriva dall’assedio imposto da Israele ai Territori Occupati è l’ultima delle vittime di un’opera criminale, la centoeduesima morte dall’inizio del blocco, l’ennesimo bambino fatto morire per mancanza di cure e rifiutato da ogni ospedale israeliano a cui è stato chiesto di accorglielo. E’ solo uno degli “effetti collaterali” del blocco imposto dallo Stato sionista, per il resto è la quotidianità di Gaza, o Ramallah o Rafah, a susseguirsi in un gioco fatto di bombardamenti, retate e incursioni. Un assedio che contiene al suo interno tutte le variabili possibili, da quella economica a sanitaria, energetica ad alimentare.

Una catena umana costruita da cinquantamila persone
Al Jazeera, insieme a molti altri media arabi, ha parlato di cinquantamila persone schierate lungo la frontiera che rinchiude Gaza nel suo buio. Il Comitato Popolare contro l’Assedio di Gaza è stato il promotore di questa giornata di protesta contro il blocco israeliano, che ne dicano gli isterici giornali mainstream (non solo italiani), che han tentato di far passare la manifestazione come “marchiata Hamas”, per delegittimarla. L’organizzazione islamica è stata una delle tante forze che hanno aderito alla “costruzione della catena umana”, al pari di tante scuole università associazioni e famiglie che sono scese in strada. E’ stata una grande manifestazione popolare, messa in pieda da cittadini e resistenti, da tutti coloro che, giorno per giorno, lottano contro le angherie imposte dallo Stato di Israele. Dal valico di Rafah a quello di Beit Hanoun, quarantuno chilometri di uomini donne e bambini contro l’assedio e il blocco.

Esercito nervoso, giovani arrabbiati
La tensione ai valichi è stata intensa per tutta la giornata, Israele di fronte a cinquantamila persone non ha saputo far altro che decretare lo stato di massima allerta. L’esercito sionista è stato schierato per tutto il giorno, vegliando su ogni minimo spostamento e tenendosi pronto a rispondere col fuoco ad ogni tentativo di sfondamento delle barriere. Obiettivo: evitare il ripetersi dell’epidodio di frontiera tra Gaza ed Egitto di qualche tempo fa, quando Hamas riuscì a far saltare la barriera ed a acconsentire gli approvvigionamenti in Egitto degli abitanti della Striscia. L’ordine di usare la forza davanti a qualque tentativo di attraversamento è stata la direttiva ripetuta all’infinito dai nervosi generali sionisti.
Un centinaio di giovani palestinesi, portati in primis dalla rabbia della realtà dei Territori, ma anche dalla situazione di ancora maggiore militarizzazione rispetto al solito quotidiano, si sono staccati dalla catena umana per dirigersi verso il valico di Erez, lanciando pietre e inveendo contro i soldati sionisti, i quali hanno risposto sparando proiettili (veri) e lacrimogeni. Due ragazzi sono stati feriti, la conta degli arrestati è intorno ai cinquanta giovani tradotti nelle carceri israeliane.

di mantova antagonista