COME HANNO VOTATO I SENATORI SULLA MISSIONE IRAQ

Gruppo Parlamentare

Democratici di Sinistra – l’Ulivo (TOT: 63)

– Hanno votato NO: 17

Acciarini

Baratella

G.Battaglia

Bonavita

Bonfietti

P.Brutti

De Zulueta

Di Siena

Falomi

Flammia

Jovene

Longhi

Pizzinato

Rotondo

Salvi

Villone

Vitali

– NON hanno votato NO: 46

ANGIUS Gavino

AYALA Giuseppe Maria

BASSANINI Franco

BASSO Marcello

BATTAFARANO Giovanni Vittorio

BETTONI BRANDANI Monica

BRUNALE Giovanni

BRUTTI Massimo

BUDIN Milos

CADDEO Rossano

CALVI Guido

CHIUSOLI Franco

DEBENEDETTI Franco

DI GIROLAMO Leopoldo

FASSONE Elvio

FORCIERI Giovanni Lorenzo

FRANCO Vittoria

GARRAFFA Costantino

GASBARRI Mario

GIOVANELLI Fausto

GRUOSSO Vito

GUERZONI Luciano

MACONI Loris Giuseppe

MANZELLA Andrea

MARITATI Alberto

MASCIONI Giuseppe

MODICA Luciano

MONTALBANO Accursio

MONTINO Esterino

MORANDO Antonio Enrico

MURINEDDU Giovanni Pietro

NIEDDU Gianni

PAGANO Maria Grazia

PASCARELLA Gaetano

PASQUINI Giancarlo

PASSIGLI Stefano

PETRUCCIOLI Claudio

PIATTI Giancarlo

PILONI Ornella

STANISCI Rosa

TESSITORE Fulvio

TONINI Giorgio

TURCI Lanfranco

VICINI Antonio

VISERTA COSTANTINI Bruno

VIVIANI Luigi

Gruppo Parlamentare

Margherita – DL – L’Ulivo (TOT: 36)

– Hanno votato NO: 4

Bedin

Cavallaro

Formisano

Monticone

– NON hanno votato NO: 32

BAIO DOSSI Emanuela

BASTIANONI Stefano

BATTISTI Alessandro

BORDON Willer

CAMBURSANO Renato

CASTELLANI Pierluigi

COLETTI Tommaso

COVIELLO Romualdo

D’AMICO Natale Maria Alfonso

D’ANDREA Giampaolo Vittorio

DALLA CHIESA Nando

DANIELI Franco

DATO Cinzia

DETTORI Bruno

DINI Lamberto

GAGLIONE Antonio

GIARETTA Paolo

LAURIA Michele

LIGUORI Ettore

MAGISTRELLI Marina

MANCINO Nicola

MANZIONE Roberto

MONTAGNINO Antonio Michele

PETRINI Pierluigi

RIGONI Andrea

SCALERA Giuseppe

SOLIANI Albertina

TOIA Patrizia

TREU Tiziano

VALLONE Giuseppe

VERALDI Donato Tommaso

ZANDA Luigi Enrico

VERDI (Tot: 10)

– Hanno votato NO: 10

Boco

Ripamonti

De Petris

Carella

Cortiana

Donati

Martone

Muzio

Turrone

Zancan

GRUPPO Per le Autonomie (TOT 10)

– Hanno votato NO: 5

Betta

Michelini

Peterlini

Rollandin

Thaler

– NON hanno votato NO: 5

ANDREOTTI Giulio

COSSIGA Francesco

FRAU Aventino

KOFLER Alois

PEDRINI Egidio Enrico

RIFONDAZIONE COMUNISTA (TOT 3)

– Hanno votato NO: 3

Malabarba

Sodano

Togni

COMUNISTI ITALIANI (TOT: 2)

– Hanno votato NO: 2

Marino L.

Pagliarulo

GRUPPO MISTO (TOT: 22)

– Hanno votato NO: 1

Occhetto

– NON hanno votato NO: 21

MARINI Cesare, SDI

FABRIS Mauro, AP-Udeur

CARRARA Valerio, MTL

AMATO Giuliano

CARUSO Luigi, MSI-Fiamma

CASILLO Tommaso, SDI

COLOMBO Emilio

CREMA Giovanni, SDI

CRINO’ Francesco Antonio, NPSI

D’AMBROSIO Alfredo, Ind-CdL

DE PAOLI Elidio, LAL

DEL PENNINO Antonio, PRI

DEL TURCO Ottaviano, SDI

DENTAMARO Ida, AP-Udeur

FILIPPELLI Nicodemo Francesco, AP-Udeur

LABELLARTE Gerardo, SDI

LEVI MONTALCINI Rita

MANIERI Maria Rosaria, SDI

RIGHETTI Franco, AP-Udeur

SCALFARO Oscar Luigi

ZAVOLI Sergio Wolmar

PERCHE’ NON POTETE DIRVI PACIFISTI.

Se le parole hanno un senso e la smettiamo di giocare ancora con gli ossimori ( come guerra umanitaria o missione militare di pace) la parola pacifista significa una cosa semplice e inequivocabile . Indica colei o colui che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali perché pensa che la guerra è un crimine in sé e non esistono guerre giuste. Coloro che pensano che la guerra in certe condizioni è umanitaria o etica o una contingente necessità o che possa essere legittimata dal consenso di alcune grandi potenze o dall’ONU o dalla NATO, semplicemente non sono pacifisti. Si può discutere sull’opportunità di definirsi responsabili ( molti/e pensano che il ripudio di tutte le guerre sia la vera responsabilità da assumersi) oppure di sinistra, o di “centrosinistra che vuole diventare governo”, ma definirsi pacifisti non si può, quando si abbraccia la dottrina della guerra giusta.

Secondo questa dottrina le missioni militari decise dalle istituzioni internazionali e dalle Nazioni Unite vanno sostenute con convinzione. “E’ una questione di principio” afferma Marina Sereni nel suo articolo sul Manifesto. Infatti è proprio così. Il principio, a cui i DS si appellano, è opposto al principio per il quale le donne pacifiste fin dal ’91, durante la prima Guerra del Golfo, autorizzata dall’ONU, lanciarono lo slogan FUORI LA GUERRA DALLA STORIA. Ed è un principio opposto a quello che ha portato i movimenti pacifisti USA, insieme ai parenti delle vittime dell’11 settembre, a opporsi alla guerra in AFGHANISTAN, autorizzata e praticata dalla NATO e a comunicare al mondo il loro NOT IN MY NAME. E’ proprio in nome del principio della GUERRA GIUSTA -attenzione ho detto guerra giusta, non pace giusta che piacerebbe ai pacifisti- che i DS al governo con D’alema e nelle piazze con Veltroni hanno lanciato e praticato la guerra umanitaria contro la Serbia sui cui effetti collaterali non mi dilungo.

Perciò, al fine di evitare nuovi ossimori, eufemismi ed equivoci e per ristabilire la verità, conveniamo sul significato delle parole e stabiliamo che coloro che credono nel principio della guerra giusta non possono chiamarsi pacifisti. Altrimenti dovremmo chiamare pacifisti tutti coloro che credono e praticano il principio si vis pacem para bellum, se vuoi la pace prepara la guerra, che sarebbe lo stesso principio di Ciampi che vuole la pace in Iraq da ottenere, se necessario, col sacrificio patriottico dei nostri soldati a Nassirya. In fin dei conti anche Bush vuole la pace-solo negli USA- da ottenersi attraverso il mezzo della guerra preventiva. Peccato che nella Carta fondativa delle Nazioni Unite, che è una carta pacifista-quella sì-, ci sia scritto a chiare lettere non solo il divieto di fare guerra ma l’obbligo di perseguire la pace con mezzi pacifici.

Dunque l’ONU non può autorizzare nessuna guerra. E qui veniamo al punto: una cosa è la carta fondativa dell’ONU, nei suoi principi ispiratori, altra cosa è l’attuale realtà dei rapporti di forza e l’attuale realtà del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Quest’ultimo è un direttorio dove vige l’accordo o il disaccordo tra le grandi potenze che hanno vinto la seconda guerra mondiale. E’ un organo antidemocratico, soggetto allo strapotere degli Stati Uniti. Non ha alcun potere reale di evitare le guerre o di fermare la guerra preventiva degli USA: solo, allorché si determina un disaccordo tra i membri che non vogliono consentire mano libera allo strapotere militare degli USA, smette di funzionare, grazie a un veto reale o minacciato. Sull’Iraq il Consiglio di Sicurezza ha manifestato il disaccordo tra USA e G.B.da un lato, resto delle grandi potenze dall’altro. In altre occasioni, quando c’è stato consenso tra grandi potenze, l’ONU, contraddicendo la sua stessa carta fondativa, ha con vari artifizi autorizzato o consentito la guerra, vedi la cosiddetta “guerra al terrorismo” che ha prodotto l’orrore afgano cogli effetti collaterali che durano tuttora, dalla sorda guerra civile, all’arruolamento dei paesi europei nella Nato, oggi chiamati a nuovi contingenti, alle minacce ai paesi “canaglia”, alla dottrina del disarmo dei deboli e del riarmo dei forti. I DS dove stanno rispetto a questo quadro ? Con L’ONU, dice Marina Sereni.

Ma l’ONU è come Giano bifronte: ha la faccia delle istituzioni umanitarie e dei diritti umani, ma ha l’altra faccia della geopolitica internazionale e della sudditanza agli Stati Uniti. I pacifisti stanno con la prima faccia e pensano che le missioni umanitarie si debbano eseguire con i volontari della cooperazione e con i corpi civili di pace, invece gli avversari dei pacifisti pensano che se l’Onu autorizza gli interventi militari essi sono legittimi pure se ammazzano la gente e pure se sono in contrasto con la stessa Carta dell’ONU e col più elementare dei diritti umani, il diritto alla vita.

Lo spirito del 15 febbraio dello scorso anno era, come tutti ricordano NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA.. Su questo appello così netto i DS non ci sono stati, fin dall’inizio. Fassino inviò una lettera al Comitato fermiamo la guerra, in cui dichiarava l’adesione alla manifestazione ma su contenuti differenti dall’appello del comitato, nella quale i Se e i Ma riguardavano proprio il ruolo dell’ONU. E tutti i tentennamenti in Parlamento circa il rapporto da tenere col governo, con l’Europa e con gli USA riguardavano la remota eventualità che l’ONU autorizzasse la guerra in IRAQ, nel qual caso i DS avrebbero votato a favore. L’unico motivo per il quale hanno accettato parzialmente la posizione del movimento per la pace è stato il fatto che la guerra era unilaterale e non autorizzata dall’ONU. Salvo poi tentennare di nuovo, suscitando la prima rottura col Comitato fermiamo la guerra, con l’astensione di aprile 2003, sull’invio dei 3000 soldati italiani in IRAQ “a scopo umanitario”. Insomma c’è sempre una superiore ragione per cui i DS devono soprassedere al loro matrimonio col movimento pacifista. Oggi ci chiediamo ancora: qual’ è? Perché non dobbiamo immediatamente ritirare le nostre truppe dall’IRAQ? Perché, dice marina Sereni, dobbiamo passare le consegne ad “una forza multinazionale sotto l’egida dell’ONU”. Sorvolo sull’atteggiamento coloniale che questa affermazione implicitamente contiene rispetto al popolo che abbiamo occupato e invaso, complici di chi li ha devastati e di chi sta rapinando le loro risorse. Mi concentro sull’ONU. Il popolo dell’Iraq, nelle sue più varie componenti ed etnie ha percepito l’ONU come nemico, complice degli USA. Cosa penserebbe dell’ONU che lasciasse lì le sei nuove basi USA in allestimento e fornisse di casco blu le attuali forze occupanti ribattezzandole forza multinazionale dell’ONU ??? E cosa penserebbero i pacifisti di questa ONU ?

Il movimento pacifista si è confrontato eccome con l’ONU, col diritto internazionale, con la via alternativa all’occupazione militare. Il ritiro immediato delle truppe è il primo indispensabile segno di discontinuità con la situazione di guerra attuale in cui l’Italia è definitivamente compromessa. Noi siamo forza occupante, dobbiamo ritirarci per consentire che l’ONU, con altre forze di paesi davvero neutrali, possa svolgere un ruolo effettivo di pacificazione e ricostruzione. Ogni altro discorso sull’Onu è pura barzelletta, o forse è l’ultima foglia di fico per nascondere la verità.

Nella Ginatempo, tavolo Bastaguerra dei socialforum


La Rete di Lilliput prende atto che oltre al centrodestra anche molti senatori dell’opposizione hanno votato a favore del rifinaziamento della missione militare italiana in Iraq. Pubblichiamo quindi l’elenco dei senatori del centro-sinistra che in data mercoledì 18 gennaio 2004 non hanno votato NO (in qualsiasi modo: votando sì/astenendosi/uscendo dall’aula/essendo assenti) al decreto legge ddl 2700 proposta dal governo.