NEWS BREVI DAL MONDO

MEDIO ORIENTE: Ancora palestinesi uccisi

Sanguinosa giornata in Medioriente. L’esercito israeliano irrompe e spara a Gaza e Nablus, dove un ragazzo è in fin di vita. Intanto Sharon apre la porta alla cura dell’immagine estera, e parla di allentamento con le mani insanguinate

I soldati israeliani hanno ucciso ieri mattina (1-1-04) tre palestinesi nel più violento “confronto” delle ultime due settimane a Nablus, in Cisgiordania, mentre un quarto palestinese è rimasto ucciso nella Striscia di Gaza. Un quinto ragazzo di 17 anni è stato invece dichiarato clinicamente morto a Nablus, dopo che i soldati gli hanno sparato alla testa mentre aiutava a portare la bara del cugino 15enne, uno dei tre uccisi dall’esercito. Il negoziatore palestinese Saeb Erekat ha condannato le uccisioni, che ha definito “atrocità”, e ha detto all’agenzia Reuters di ritenere Israele “pienamente responsabile per le conseguenze di questa escalation”. Invitando gli sponsor della “road map” – Usa, Nazioni Unite, Russia ed Ue, il cosiddetto Quartetto – ad impegnarsi di più per la pace. Alcuni testimoni palestinesi riferiscono che Amjed el-Masri, 15 anni, è stato colpito al petto da un cecchino mentre lanciava pietre contro un mezzo blindato israeliano da un tetto nell’area della città vecchia. Rawhi Shuman, 19 anni, è stato ucciso in un altro incidente, come riferito dai medici. Amer Arafat di 26 anni, è morto dopo essere stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco alla schiena nel corso di un confronto con i militari. Un portavoce dell’esercito israeliano ha dichiarato che Masri è stato ucciso mentre lanciava grossi mattoni sulle truppe da un tetto, minacciando, a detta degli ufficiali, la vita dei soldati. Altro particolare agghiacciante: dopo l’esecuzione di Masri i soldati hanno sparato alla testa di un un suo cugino Mohammed el-Masri di 17 anni, durante i funerali dei tre assassinati in precedenza. Il ragazzo ha l’encefalogramma piatto, e un altro palestinese ha perso un occhio a causa di un proiettile. Nella Striscia di Gaza i soldati hanno ucciso un palestinese davanti a una postazione militare vicino a Khan Younis. Fonti della sicurezza locale dicono che aveva 17 anni. Una fonte militare ha poi specirficato che la sparatoria si è verificata nella notte.

ECUADOR: Arrestato ex negoziatore delle Farc

Simon Trinidad, uno dei capi guerriglieri delle Farc, sarebbe stato arrestato venerdì dall’esercito colombiano vicino alla frontiera dell’Ecuador. La notizia è riportata dall’agenzia Reuters che cita le dichiarazioni di un ufficiale dell’esercito colombiano, ma non risulta confermata dalle Farc. Secondo l’agenzia Simon Trinidad, ex negoziatore delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia durante le trattative (poi interrotte) tra la guerriglia e il governo dell’ex presidente Pastrana, sarebbe stato portato a Bogotà. Continuano intanto le esplosioni (dodici nelle ultime 24 ore) lungo l’oleodotto transandino di proprietà della compagnia colombiana Ecopetrol. In seguito agli attacchi la compagnia ha deciso la sospensione del pompaggio del greggio ed ha inviato sul posto alcune squadre tecniche che, scortate dall’esercito, hanno iniziato a riparare la struttura attraverso cui passano 30mila barili di petrolio al giorno.

DAGHESTAN: Terminata offensiva russa contro ribelli ceceni

I comandi militari russi hanno annunciato la vittoriosa conclusione delle operazioni militari in Daghestan contro i guerriglieri ceceni infiltratisi lo scorso 15 dicembre dalla vicina repubblica separatista caucasica. Il bilancio finale di due settimane di combattimenti e rastrellamenti e’, secondo il colonnello russo Igor Konashenkov, di 36 ribelli uccisi. L’operazione russa, condotta con l’impiego di elicotteri da combattimento e centinaia di uomini delle forze speciali, era scattata in seguito all’incursione di un commando ribelle ceceno in alcuni villaggi sulle montagne del Daghestan sud-occidentale, vicino ai confini ceceno e georgiano. Secondo Mosca, i ribelli, che in quell’occasione hanno ucciso nove guardie di frontiera, stavano passando per il Daghestan nel tentativo di entrare in Georgia, nelle basi invernali che i mijaheddin ceceni hanno nella gola del Pankisi.

BRASILE: SOS per l’Amazzonia

Il governo brasiliano ha annunciato che e’ allo studio un piano di emergenza ecologica per salvare l’ Amazzonia dal disboscamento. L’impegno viene dopo le continue pressioni di ong e le minacce di dimissioni della ministra dell’ Ambiente Marina Silva. Si procedera’, prima, con una diagnosi approfondita dei problemi ambientali e sociali dell’ Amazzonia, poi, con un grande progetto integrato: le strategie da adottare verranno infatti elaborate da molti ministeri, non solo da quello dell’Ambiente. Tra l’agosto 2001 e 2002, il Brasile ha perso ben 25.000 chilometri quadrati di foresta.

PAKISTAN: Musharraf legittimato presidente

Il senato, l’assemblea nazionale e i quattro parlamenti regionali pakistani hanno espresso ieri la loro fiducia al Pervez Musharraf, riconoscendolo ufficialmente come presidente della repubblica fino al 2007. In questo modo, il Pakistan mette fine ad un’anomalia istituzionale: quella di avere un generale-presidente senza una legittimazione politica vera e propria. Affermatosi con un golpe nel 1999, Musharraf si e’ proclamato presidente nel 2001, confermando poi la carica con un referendum. Insieme alla fiducia, il parlamento ha approvato una serie di riforme istituzionali che conferiscono poteri speciali al generale: ad esempio, quello di sciogliere il governo e le camere, con il consenso della Corte suprema. Per il passaggio di questi emendamenti, e’ stato fondamentale l’appoggio dei partiti islamici. In cambio Musharraf ha promesso di rinunciare, entro la fine del 2004, alla carica di capo dell’esercito. “Il parlamento, il primo ministro e l’esecutivo hanno arreso i loro poteri ad un singolo uomo”, ha detto alla Reuters Raza Rabbani, senatore dell’opposizione laica, denunciando la pericolosa concentrazione di poteri nelle mani di Musharraf.

UGANDA: Il 2003 finisce a colpi di machete

Ventidue persone uccise a colpi di machete. Questo il bilancio dell’ultimo attacco dei ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA, Lord’s Resistance Army), avvenuto il 31 dicembre nella contea di Aloi, a circa 20 chilometri dalla citta’ settentrionale di Lira. E’ dal 1986 che i miliziani ribelli, guidati dal leader spirituale Joseph Kony, si oppongono con la violenza al governo del presidente Museweni. La guerriglia nel nord del Paese avrebbe fino ad oggi provocato gia’ 100mila morti.

ANGOLA: l’unita chiede nuove elezioni

Il leader dell’opposizione angolana Isaias Samakuva ha richiesto con insistenza nuove elezioni presidenziali nel settembre 2005. Nel suo messaggio di fine anno, l’ex capo del gruppo ribelle dell’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA), ha domandato una revisione della costituzione e la promulgazione di una nuova legge elettorale che imponga nuove votazioni nel Paese, appena uscito da una guerra quasi trentennale. Il presidente angolano Jose Eduardo dos Santos gli ha fatto eco richiamando gli addetti ai lavori affinche’ entro l’anno prossimo si creino le condizioni necessarie per andare alle urne.

HONG KONG: In piazza contro la Cina

Decine di migliaia di persone hanno protestato ieri a Hong Kong, chiedendo più democrazia e maggiore autonomia dalla Cina (a cui spetta la nomina del governatore). E’ la piu’ grande manifestazione popolare degli ultimi mesi, dopo quella del luglio scorso, contro le leggi anti-sovversione che voleva imporre il governo filo-cinese.

SUDAN: Ennesima mattanza in darfur: 200 morti

L’esercito sudanese avrebbe compiuto un massacro di almeno 200 civili, abitanti nel villaggio di Sorra nel Darfur, la travagliata regione occidentale del Sudan teatro di una guerra civile scoppiata alla fine degli anni ’80 e che vede opporsi le tribù nere Fur, che chiedono autonomia ed indipendenza, alla dura repressione attuata dal governo musulmano di Karthoum. Lo ha riferito alla Reuters un esponente del Sudan Liberation Movement/Army (SLM/A), movimento ribelle che lotta per l’indipendenza della regione ed in difesa degli autoctoni. “Chiedo che la comunità internazionale investighi su questo genocidio immediatamente e sulla terribile, davvero terribile, situazione umanitaria” ha riferito ad un telefono satellitare il portavoce dello SLM/A. L’attacco al villaggio sarebbe avvenuto venerdì scorso, costringendo, inoltre, alla fuga almeno 4000 abitanti che vanno ad aggiungersi alle altre centinaia di migliaia di profughi che cercano scampo ed aiuto soprattutto nel vicino Chad. Gli scontri nella regione hanno avuto una brusca escalation da febbraio 2003 quando lo SLM/A ed il JEM (Justice and equality movement), altra organizzazione ribelle, avevano condotto degli attacchi contro l’esercito sudanese di stanza in Darfur, scatenando la reazione del governo, accusato, inoltre, di finanziare ed appoggiare le tribù arabe di predoni, provenienti da nord, responsabili di razzie ed ulteriori violenze.

USA-ARGENTINA: venti di crisi

Argentina-Usa: attriti diplomatici su questione cubana

BUENOS AIRES – 07 gennaio 2004 — Le relazioni diplomatiche fra Stati Uniti e Argentina sono improvvisamente diventate tese nelle ultime ore, dopo le dichiarazioni di un esponente del governo Usa secondo cui Washington è ‘delusa’ e ‘preoccupata’ per la politica di Buenos Aires nei confronti di Cuba che è considerata “una svolta a sinistra”.

Le dichiarazioni, rilasciate dal sottosegretario di Stato statunitense per l’America Latina Roger Noriega durante una conferenza nel Consiglio delle Americhe a New York, hanno suscitato una immediata reazione del ministro degli esteri argentino, Rafael Bielsa, che ha espresso telefonicamente all’ambasciatore Usa a Buenos Aires, Lino Gutierrez, il proprio malessere.

“Mi rammarico – ha detto Bielsa al capo della diplomazia statunitense in Argentina – per le dichiarazioni parziali e maldestre di Noriega”, aggiungendo che il suo governo si sentiva da esse “colpito e offeso”.


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