Apriamo gli occhi, chiudiamo ad Aprea

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Come un animale in via di estinzione, la scuola pubblica, che sopravvive in condizioni già estremamente precarie, sta sparendo, schiacciata sotto il peso delle istituzioni private e portata alla deriva da logiche aziendali governate da presidi-manager. Alla notizia che il comune di Mantova ha stanziato, negli ultimi tre anni, 40000 € di finanziamenti alle scuole private, siamo rimasti sbalorditi: un’azione decisamente scorretta nei confronti delle strutture pubbliche. In edifici da ristrutturare, con soffitti pericolanti, laboratori inagibili o con attrezzature inadeguate, tubature intasate e impianti di riscaldamento mal funzionanti, queste ultime devono dunque appellarsi alle aziende per ricevere i fondi che dovrebbero ottenere, di diritto, dal comune stesso.
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Come un animale in via di estinzione, la scuola pubblica, che sopravvive in condizioni già estremamente precarie, sta sparendo, schiacciata sotto il peso delle istituzioni private e portata alla deriva da logiche aziendali governate da presidi-manager. Alla notizia che il comune di Mantova ha stanziato, negli ultimi tre anni, 40000 € di finanziamenti alle scuole private, siamo rimasti sbalorditi: un’azione decisamente scorretta nei confronti delle strutture pubbliche. In edifici da ristrutturare, con soffitti pericolanti, laboratori inagibili o con attrezzature inadeguate, tubature intasate e impianti di riscaldamento mal funzionanti, queste ultime devono dunque appellarsi alle aziende per ricevere i fondi che dovrebbero ottenere, di diritto, dal comune stesso.
Questo comporta la trasformazione delle scuole pubbliche in fondazioni, con l’inserimento dei privati nei consigli di amministrazione, cambiamenti tanto auspicati dal nuovo disegno di legge Aprea, che intende ridurre gli studenti a meri spettatori di un percorso didattico deciso dall’ alto e influenzato dai privati, senza possibilità di intervenire nelle scelte scolastiche, dato che sarà sminuita la loro rappresentanza.
il decreto Aprea prevede tra l’altro:

– l’adozione del modello inglese, secondo cui le scuole sono governate da una logica puramente aziendale, caratterizzate da un sapere limitato a semplici pillole nozionistiche.

– il rafforzamento dell’autonomia scolastica, ovvero: lo stato diminuirà i fondi riservati alle scuole pubbliche che, già fatiscenti, dovranno rivolgersi alle aziende per chiedere dei finanziamenti, con la conseguente trasformazione in fondazioni. In tal modo i privati, entrando nell’apparato scolastico, otterranno il potere di intervenire direttamente nella sua gestione, nella proposta di contenuti e programmi e nella formulazione degli obiettivi strategici indicati nel POF (piano dell’offerta formativa).

– I consigli di istituto saranno sostituiti dai consigli d’amministrazione, i CDA (tipico delle aziende gestite da privati). Inoltre gli attuali consigli di classe lasceranno il posto a generici organi di valutazione collegiale, impedendo agli alunni di partecipare alle scelte didattiche. Rendendo le rappresentanze studentesche non obbligatorie, di fatto si concederà meno spazio all’opinione degli studenti, mentre i dirigenti acquisiranno maggior potere decisionale.

– Le modalità di assunzione degli insegnanti si baseranno su criteri di valutazione definiti dalle singole scuole, senza alcun controllo da parte del ministero. I docenti saranno gerarchizzati su tre livelli di carriera e gli verrà tolta la Rappresentanza Unitaria Sindacale di base ( RSU ). Questo comporterà per loro una situazione di continua ricattabilità e sempre meno autonomia dal dirigente scolastico, vero e proprio MANAGER della nuova SCUOLA-AZIENDA.

Anche nella nostra piccola città i dirigenti hanno già avviato la richiesta di aiuto economico ad enti privati (la preside Bonaglia ha dichiarato di voler trasformare l’Itis Fremi in una fondazione) e, per di più, hanno aumentato in modo considerevole le tasse scolastiche annuali (ad esempio sempre all’Itis la tassa da 180 € è salita a 230 €, a Geometri e Magistrali da 95 € a 110 €).
Noi vogliamo difendere l’istruzione pubblica, nella quale il governo è ben deciso a non investire, favorendo invece gli istituti privati o, ancor peggio, le spedizioni belliche. È fondamentale finanziare la ricerca e le sperimentazioni, diffondere la cultura del sapere.

Ci hanno insegnato che se vogliamo preservare la scuola pubblica e riprenderci il nostro futuro lo dobbiamo fare noi studenti.
Prima che le mura della tua scuola crollino, scendi in piazza a manifestare: è in gioco il tuo futuro!
di coordinamento dei collettivi – Mantova