29.4.16 – Qualche appunto sul corteo del 25 aprile

Ieri l’Austria ha presentato il progetto di costruzione delle reti che dovrebbero chiudere il confine del Brennero. Questo a poco più di un mese dall’accordo di 3miliardi di euro, tra UE e governo turco, di “esternalizzazione della segregazione” dei migranti.

La manifestazione di lunedì, portando in piazza più di 100 persone di innumerevoli provenienze, età e condizione sociale, è riuscita totalmente a smuovere il 25 aprile mantovano dalla sua rappresentazione statica e celebrativa. Pur non avendo nulla contro la manifestazione ufficiale, da anni proviamo a costruire qualcosa di maggiormente dinamico e legato alle enormi contraddizioni del presente.

L’enorme dato politico della manifestazione del 25 è la possibilità, per nativi e migranti, di occupare uno spazio di rivendicazione di diritti contro l’impoverimento, l’autoritarismo (il governo delle frontiere non fa il paio con la disciplina della precarietà nei luoghi di lavoro o i presidi-manager nelle scuole?) e la paura che governano le nostre vite.

Con un sol colpo il corteo colorato di lunedì ha spinto nell’angolo le innumerevoli iniziative dell’estrema destra ( la più numerosa con aiuti dai neofascisti delle città vicine è finita, non per niente, nel diluvio), volte a rappresentare Mantova come una città pericolosa, imbruttita e diffidente.

Una narrazione tossica, alla quale con mesi di incontri, presentazioni e dibattito abbiamo contrapposto l’immagine della città popolare, solidale e in continua ri-soggettivazione.

I mesi che ci si presentano davanti saranno molto caldi: le migrazioni sono un enorme business per i paesi europei (anche per l’apparato poliziesco-repressivo) e al contempo le politiche migratorie sono generate da bisogni repressivi e piegate dal mercato politico elettorale su toni xenofobi ed islamofobi.

Le ricadute negative di questa assenza di sintesi le vivono i territori, gli operatori precari e i migranti, a guadagnarci invece sono “i soliti”.

Le reti del Brennero e le tende di Idomeni saranno simboli concreti di processi di esclusione dalla cittadinanza e dalla “libertà di movimento delle persone” che avverranno anche nei nostri territori. Dalla prossima settimana dovremmo costruire: vertenze locali sui meccanismi di rinnovo del permesso, le commissioni e il comportamento delle istituzioni preposte; percorsi di mutuo soccorso con i migranti verso la libertà di spostamento europea e lo sviluppo di alternative allo sfrummento nelle campagne; campagne di sensibilizzazione antirazziste e progetti di solidarietà ad Idomeni, Lesbo e in tutti i luoghi della vergogna europea.